Vita di borgata by Roberto Sardelli

Vita di borgata by Roberto Sardelli

autore:Roberto Sardelli [Sardelli, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: scuola, Diritto alla casa, formazione, Politica, Lotta, Roma, Riscatto, Baraccati, Baracche, Periferia, Periferie, Scuola 725, Nontacere, don Milani, Solidarietà, Vita di strada, Occupazione, Occupazioni, Occupazione della casa, Occupazione delle case, Campidoglio, Acquedotto Felice, Acquedotto di Roma, Borghetto, Borghetti, Borgate, Borgata
editore: Kurumuny
pubblicato: 2015-02-10T23:00:00+00:00


Discussione

A scuola posi l’interrogativo ai ragazzi. Chiesi se le responsabilità erano solo del maestro oppure erano da allargare ad altri. Vicino alla lavagna segnai queste risposte:

un’aula ricavata da un fondo di corridoio, e per giunta interrato, non favorisce l’educazione dei ragazzi che, anzi, vengono a sentirsi ulteriormente esclusi e quindi stimolati a comportarsi irresponsabilmente.

Annamaria interruppe:

–E noi sotto a sta baracca nun ce stamo peggio?

–Sì, è vero che noi stiamo peggio, però noi alla sera discutiamo per stare meglio, ma quelli lì che fanno?

Continuai a scrivere le loro risposte:

i genitori fanno male a non unirsi. Spesso essi trovano naturale che i loro ragazzi vengano trattati come persone di scarto.

Non so, ma per me il Comune per questi ragazzi dovrebbe fabbricare delle scuole con dei campi dove essi possano coltivare le piante e gli animali...

–Siiii. Coltivare gli animali...

–E nun sfotte, lo so che gli animali si allevano. Ma guarda che stronzo. Deve mette er becco sempre a quello che uno dice.

Gli stessi ragazzi che nella nostra scuola trovavano modo di sentirsi liberi nell’esprimersi perché liberamente potevano mostrarsi per quello che erano, appena a contatto con l’ambiente esterno erano costretti alla difesa.

Carla si rifiutava di descrivere la via in cui abitava e parlava di alberi, di vetrine luminose, di negozi, di palazzi alti otto piani.

Emidio, solamente al secondo magistrale troverà il coraggio di dire ai suoi compagni di essere un baraccato.

I più piccoli, uscendo dalla scuola di stato, percorrevano altre vie prima di addentrarsi nel baraccamento, e così davano a intendere ai loro compagni che essi abitavano nel quartiere. Se poi, per disgrazia, erano scoperti, venivano allontanati come appestati, al grido di via gli zingari!

Con sofferenza dovetti constatare che gli insegnanti non si preoccupavano per nulla di questa cortina che il quartiere faceva scendere tra i ragazzi.

Un giorno Belisario, di ritorno dalla scuola del mattino, mi riferì il seguente colloquio avuto con l’insegnante che lo rimproverava di essere disordinato:

Maestra: –Ma perché non ritorni a pascolare le pecore in Abruzzo? Sei il ragazzo più sporco della classe! Perché non ritorni con le pecore? Perché siete venuti a Roma?

Belisario: –Perché qui c’è il lavoro e alla Villa non c’è.

(Villavallelonga – L’Aquila – è una cittadina a 1005 metri sul livello del mare, da cui proveniva il 60% dei baraccati dell’Acquedotto Felice).

Maestra: –E allora vai a lavorare...

Belisario: –Io sono piccolo e non posso lavorare.

Maestra: –Allora vai a pascolare le pecore!

Belisario chinava la testa, ma l’esclusione creava in lui traumi e rancori.

Come potevano studiare questi ragazzi guardati a vista dalla scuola e piegati al punto di doversi difendere dalle offese? Tali insegnanti erano in grado di calcolare la sofferenza che essi provocavano nella coscienza dei ragazzi? La prima reazione di questi era quella di non studiare, di mettersi in polemica muta con l’ambiente circostante.



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